Cavedano

Carta d’identità:

Ordine: Cipriniformi

Famiglia: Ciprinidi

Lunghezza massima: cm 60

Ambiente: acque ferme o a corso lento

Tecnica di pesca: passata, a mosca, spinning

Descrizione: in genere è lungo 20-40 cm e pesa da 0,5-1 kg ma nei laghi può raggiungere fino 60 cm e 3 kg (E. Tortonese, 1970). Ha una linea slanciata e presenta solitamente una livrea argentata, con dorso più scuro e pinne chiare contornate nella parte posteriore (specialmente la caudale) da una striscia grigio scuro. Le scaglie, dai riflessi metallici, sono piuttosto grosse e hanno il margine posteriore scuro. La bocca, in posizione apicale, è piccola e con le labbra bianche. LL 41-48, D 7-10, A 7-10, V 7-9.

Ecologia: è un buon nuotatore e si può trovare sia in acque correnti sia stagnanti. In tarda estate si possono osservare gruppi di giovani presso le rive dei fiumi, in acque poco profonde. Gli individui adulti sono spesso solitari e utilizzano tutta la colonna d’acqua. È una specie onnivora. Tra aprile e giugno la femmina depone una media di 100.000 uova (ma una grossa femmina può arrivare a deporne fino a 200.000) con un diametro di circa 1 mm, e il maschio presenta piccoli tubercoli nuziali sulla testa e sul corpo. Le uova schiudono in una settimana circa.

Sistematica: in base agli studi attuali, a livello sistematico, non sono state evidenziate differenze tali che giustifichino una suddivisione in sottospecie (G. Gandolfi et al., 1991), come proposto in passato da diversi autori.

Nel distretto tosco-laziale vive un’altra specie di Leucìscus, il cavedano etrusco (Leucìscus lucumonìsBianco, 1983), che si distingue da quello comune per la combinazione di caratteri morfologici, e per la capacità di riprodursi a taglie nettamente inferiori. La validità di questa specie è stata spesso messa in discussione ma recentemente sono emerse alcune differenze a livello biochimico che ne convaliderebbero l’esistenza (S. Manaresi et al., 1997; V. Ketmaier et al., 1998).

Origine e distribuzione: durante la glaciazione pleistocenica la specie è stata confinata in quattro distretti: il versante adriatico dei Balcani, la Grecia orientale, gli affluenti più meridionali del Danubio e l’area marginale dei Mari Caspio e Nero. La sua successiva ricolonizzazione dell’Europa è avvenuta dagli ultimi due di questi rifugi.

Per le popolazioni danubiane la dispersione è avvenuta nel periodo interglaciale Riss-Wiirm verso i bacini del Reno, del Rodano e della Loira, e in quelli del Garonne, della Gran Bretagna e della Germania durante l’Olocene. Le popolazioni Ponto-Caspiche si dispersero nell’area baltica e nel bacino dell’Oder durante l’Olocene (J.D. Durand et al., 1999).

E’ largamente distribuito in tutta l’Europa. In Italia questa specie è spesso introdotta in notevoli quantità durante le semine di pesce bianco ed è quindi presente ovunque.